Sono originalissimi e sono solo 15: sono i vasi a forma di stivale dei Veneti antichi!

Questi reperti particolarissimi provengono tutti dalle necropoli che stanno a nord e a sud-ovest dell’anticaAteste, oggi Este, città di straordinaria importanza che, insieme a Padova, ha costituito il cuore pulsante della civiltà paleoveneta.

I vasi riproducono la forma della tipica calzatura del tempo: uno stivale con gambale alto e ampio all’imboccatura, tomaia leggermente rivolta all’insù in punta e suola piatta. Deliziose sono le borchiette di bronzo e le decorazioni geometriche che simulano fedelmente le cuciture e l’andamento dei legacci che avvolgevano la caviglia e la gamba tenendo saldo il calzare. I vasi risultano ulteriormente impreziositi dal loro aspetto lucido e dalla qualità dell’argilla (molto fine e priva di impurità) con la quale sono stati realizzati.

Gli archeologi sono riusciti a comprendere che i vasi a forma di stivale appartenevano a donne di ricca estrazione, vissute tra l’VIII e il VII secolo a.C. L’hanno capito studiando la successione delle diverse tombe all’interno dei sepolcreti, così da risalire alla cronologia, e studiando la composizione dei corredi funerari dei quali questi vasi facevano parte, in modo da stimare il sesso e il grado di ricchezza dei defunti.

All’interno delle tombe, infatti, tali vasi accompagnavano le spoglie di queste donne insieme ai loro ornamenti, a strumenti da lavoro tipicamente femminili, come gli utensili per la tessitura, e ad un set di altri vasi destinati al banchetto funebre.

È proprio a quest’ultima categoria di reperti che andrebbero attribuiti i vasi a forma di stivale: secondo gli studiosi si tratta, dunque, di vasi per bere, rivestiti però di un significato ideologico tutto particolare, come suggerisce il numero così contenuto degli esemplari, indice di una produzione esclusiva, e la forma così singolare, molto lontana da quelle più tipiche da tavola. Sarebbe infatti stata particolarmente adatta allo scopo l’ampiezza del gambale che ricorda quella di un boccale.

Alcuni ma ancor più rari esemplari di vasi a forma di stivale si trovano in realtà anche in altre tombe femminili di Bologna e dell’Italia centrale datate agli stessi secoli, ma cambiano sia la forma del calzare sia il repertorio decorativo. Verosimilmente è una testimonianza, altrimenti sfuggente, di come la moda cambiava di popolazione in popolazione. C’è quindi da chiedersi quale significato o simbologia rilevante custodissero le calzature nell’immaginario collettivo dell’Italia preromana.

In conclusione è molto interessante sottolineare che i vasi a forma di stivale, tanto a Este quanto in Italia centrale, rappresentano, come si è detto, particolarità estranee alla cultura non solo locale ma anche italica. Il denominatore comune tra l’una e l’altra produzione sta in analoghi vasi a stivale realizzati tra il Danubio e i Monti Carpazi nell’Europa dell’Est. Sembra pertanto che queste donne abbiano voluto ribadire un legame speciale con queste aree geografiche che resterà però per noi avvolto nel mistero.

Fa riflettere quanto fosse straordinaria la mobilità delle genti del tempo: via mare o via terra si dispiegavano un incessante movimento e un brulicare di idee, di saperi tecnologici, di credenze e di forme d’arte.

 

Testo: Chiara Reggio – Copywriter e Archeologa

Riferimenti bibliografici:

  • De Min M. (1978) “Il vaso in forma di stivale nella cultura atestina” in Aspes A. et alii(a cura di) L’arte preistorica nell’Italia settentrionale dalle origini alla civiltà paleoveneta. Catalogo della mostra, Museo Civico di Storia Naturale – Verona, 5 luglio – 30 settembre 1978, pp. 61-65, 94
  • Capuis L. (2004) I Veneti. Società e Cultura di un popolo dell’Italia preromana, ed. Longanesi, pp. 124-151
  • Peroni R. (1996) L’Italia alle soglie della Storia, ed. Laterza, pp. 508-585
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